Behind the Mesh

GIORNATA MIGRANTI: Corpi e pensieri in cammino nella geografia umana

Le immagini che accompagnano questo articolo sono courtesy of SuperStudio. Tutti i diritti appartengono ai rispettivi autori.

Nell’etimo il concetto è rimasto uguale a sé stesso per millenni, eppure nel Tempo e nella Storia la parola ha assunto connotazioni diverse, talvolta su poli opposti, dall’esodo alla frontiera - fisica, etica, spirituale, culturale. Migrare, migrante, migrazione sono declinazioni di una stessa matrice legata ai grandi processi della conoscenza, alla dimensione orizzontale della coabitazione e della coesistenza. Processi che non ammettono scorciatoie né semplificazioni verticali, piuttosto impongono capacità di comprendere la complessità dei nessi e delle relazioni. Un esempio utile. Nelle narrazioni i migranti digitali si oppongono ai nativi digitali, in uno scambio dove i modelli della conoscenza sono un confronto tra visioni del mondo. Ma più in generale, la parola migrazione riguarda tutto il vasto spettro del Vivente nel Creato.



Il Vivente migra, il Creato è in cammino.

Migrano le specie sulla terra, nelle acque, nel cielo; migrano gli uccelli nei loro sorvoli e creano configurazioni che sfidano l’architettura parametrica; migrano i pesci che ibridano i mari dentro ecosistemi fatti di specie autoctone e specie aliene; migrano gli animali che lasciano gli habitat conosciuti nei manuali di zoologia e cercano nuove terre. La botanica con le ricerche più sofisticate insegna che le piante e gli alberi si spostano, cambiano orientamento e postura, si adattano e si orientano nello sviluppo dei contesti – con le radici e con le chiome. Le cellule umane migrano come raccontano la medicina, le neuroscienze e la biologia – e nel farlo cercano la guarigione o la malattia.

Sono comportamenti innati che coinvolgono i processi di sviluppo, fondamentali per la sopravvivenza. La questione è affascinante, multiculturale, transdisciplinare; interroga la dimensione individuale e collettiva, la costruzione di comunità e la sua disgregazione, il rapporto del singolo con i membri della sua specie e le relazioni interne ai gruppi che definiscono assetti, competizione, cooperazione. Poiché ciò che cerca la vita si sposta, cambia stato, postura, posizione; ciò che conosce sperimenta; ciò che sperimenta evolve. Ecco, questo accomuna ogni migrazione – la ricerca di una libertà nuova, lo sguardo a un orizzonte aperto, a una prospettiva migliore. La migrazione è un processo intrinseco alla storia umana, antropologico prima che fenomenologico.

La Giornata Internazionale del Migrante, un gesto di consapevolezza.

A questi rimandi ma con una connotazione più geopolitica, guarda la Giornata Internazionale del Migrante che accade ogni anno il 18 dicembre. Istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare sul fenomeno migratorio, promuove i diritti dei migranti, dei rifugiati e dei loro familiari, incoraggia l’integrazione e la solidarietà, la consapevolezza sulle sfide legate ai flussi migratori globali. Dal 2015 in poi le migrazioni hanno assunto connotati epocali, a tratti hanno i contorni di un esodo indotto da guerre, accesso a risorse rare, sanguinose faide tra gruppi etnici in conflitto, questioni climatiche che hanno reso inabitabili molte aree del pianeta, e da un legittimo desiderio di benessere e di miglioramento delle condizioni di vita. Le migrazioni insomma assumono su di sé una grande quantità di ragioni storiche e culturali, politiche e socio-economiche. Negli ultimi anni differenti forme di insicurezza e di dominio hanno prodotto significativi spostamenti forzati, dentro e oltre i confini nazionali. Ma indipendentemente dalle ragioni che spingono le persone a spostarsi, i migranti e gli sfollati sono tra i gruppi più vulnerabili ed emarginati della società, soggetti ad abusi, sfruttamento e privazioni, limitato accesso ai servizi essenziali, inclusa l’assistenza sanitaria, vittime di attacchi xenofobi e stigma alimentati dalla disinformazione. Da oltre un decennio le culture alterne delle governance non hanno risolto la questione dirimente legata alla mancanza di percorsi migratori sicuri e regolari, e questo moltiplica la disumana prassi criminale, con milioni di persone che intraprendono viaggi pericolosi ogni anno. Eppure tutte le analisi socio-economiche confermano che i migranti contribuiscono in modo significativo alla prosperità, all’innovazione e allo sviluppo sostenibile nei paesi di origine, transito e accoglienza. Le stesse rimesse finanziarie forniscono sostegno alle famiglie e stimolano i mercati locali, specialmente nei paesi a basso e medio reddito, con virtuose forme di sviluppo ed emancipazione. Tra tanto dolore spesso si distinguono belle e grandi storie di vita, storie di talento che hanno sfidato difficoltà di ogni genere e arricchito le comunità di destinazione con fortunati processi di sviluppo. Giacché lo stock cognitivo del capitale umano figlio della mobilità contemporanea resta tra le risorse più pregiate. Per queste ragioni che sono prima culturali e poi politiche, rafforzare e valorizzare migrazioni sicure e una matura cultura dell’accoglienza, è uno sforzo collettivo, una visione di lungo periodo. Molti soggetti istituzionali e organizzazioni non governative sono impegnati nell’attuazione di politiche che uniscono diritti e accesso, per favorire integrazione e sviluppo. Qualche esempio: il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (GCM) che fornisce orientamenti per realizzare la mobilità umana e sfruttare le opportunità che essa offre; l’UNICRI, in collaborazione con la John Cabot University (JCU), che organizza Summer School on Migration and Human Rights, dedicata alla migrazione internazionale.

Le utopie del progetto. Superstudio una storia esemplare.

Con preveggenza, sguardo utopico e visione autenticamente democratica, tra la metà degli anni ’60 e ’70, Superstudio elabora intuizioni che segneranno un’epoca. Il gruppo di architetti nato a Firenze dalle teorizzazioni e dalle energie progettuali di Cristiano Toraldo di Francia, Adolfo Natalini e Piero Frassinelli – un’avanguardia neo radicale - partiva dalla critica alla modernità per affermare viceversa l’idea di un tempo e un mondo senza barriere fisiche, muri di separazione e di protezione. Era la metafora di una società aperta, inclusiva e trasparente fatta di identità molteplici e mutevoli, inclusive. Per questo “tempo senza barriere” atteso e profetizzato, Superstudio immaginava di passare dal monumento continuo della terra omologata e globalizzata alla trama delle rete – intesa in senso esteso - come opera aperta e permeabile, in cui lasciare libera l’immaginazione e i percorsi, espressione di una civiltà nomade, di uno stile di vita e conoscenza emblema di un soft power per le persone, la conoscenza, la relazione. Si parlava di architettura per parlare in realtà della condizione umana.

Le migrazioni, il talento, il progetto.

Se quelle intuizioni sono state avanguardia e preveggenza, certo è che le comunità cognitive – per natura e struttura - attingono alla modalità dello spostamento, della migrazione concettuale, operativa e progettuale come presupposto per il loro esistere e svilupparsi. Difficile immaginare output di pregio da comunità chiuse e ostili, da un capitale umano impermeabile alle culture e alle esperienze del mondo simultaneo e interconnesso di questo tempo. Difficile immaginare progetti innovativi senza il meticciato delle discipline, delle estetiche e delle poetiche, dei materiali e delle tradizioni che, uniti a connessioni della mobilità e dell’accesso, si offrono alle sensibilità professionali come esperienza, risorsa, materia prima del fare e dell’essere. Così le migrazioni regolate dal diritto trattengono infinite storie di valore e valori, storie di successi umani e professionali, storie di vita e di conoscenza che alimentano e collegano le energie del mondo, lo scambio culturale e progettuale, la prospettiva umana che si rinnova. E così ancora oggi, proprio oggi, quella visione profetica di Superstudio appare come una sfida e un monito. Irriducibile, irrinunciabile.

Le immagini che accompagnano questo articolo sono courtesy of SuperStudio. Tutti i diritti appartengono ai rispettivi autori.
Cristiana Colli
AUTORE
Laurea in Scienze Politiche, giornalista, ricercatore sociale, cura l’ideazione e l’organizzazione di progetti culturali, eventi, mostre, festival, programmi di valorizzazione. Per istituzioni pubbliche e private, musei, imprese, fondazioni realizza e promuove strategie di comunicazione sociale e culturale legate al paesaggio, all’architettura, all’arte contemporanea e al design, alla fotografia, al made in Italy. È direttore della rivista Mappe, e dal 2011 è ideatore e curatore di Demanio Marittimo.Km-278.
Le immagini che accompagnano questo articolo sono courtesy of SuperStudio. Tutti i diritti appartengono ai rispettivi autori.
Cristiana Colli
AUTHOR
Laurea in Scienze Politiche, giornalista, ricercatore sociale, cura l’ideazione e l’organizzazione di progetti culturali, eventi, mostre, festival, programmi di valorizzazione. Per istituzioni pubbliche e private, musei, imprese, fondazioni realizza e promuove strategie di comunicazione sociale e culturale legate al paesaggio, all’architettura, all’arte contemporanea e al design, alla fotografia, al made in Italy. È direttore della rivista Mappe, e dal 2011 è ideatore e curatore di Demanio Marittimo.Km-278.